Storia di un sopralluogo andato male, tra prostituzione, droga e discariche abusive.
Diego Barsuglia
Ieri sera, lunedì 24 Agosto, ho deciso di visitare il mio territorio alla ricerca di un percorso da proporre a chi volesse conoscere meglio la propria terra, il suo passato di tradizioni contadine, come la raccolta del falasco, la storia delle bonifiche e degli usi civici. Abbiamo la fortuna di vivere in un angolo di Toscana singolare, a ridosso del primo bacino d’acqua dolce della regione, un’area palustre di grande pregio naturalistico compresa nel Parco Regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli. A cintura di questa bella campagna ci sono le colline, parte del complesso del Monte Pisano.
Purtroppo il territorio non permette una passeggiata dalle caratteristiche che mi aspettavo. Che si decida di salire sui monti o proseguire a valle verso il lago, il susseguirsi di discariche abusive ci accompagnerà per tutto il percorso.
Passeggiando si ha la percezione di un territorio abbandonato dalle istituzioni, che soccombono di fronte alla mancanza di senso civico degli abitanti del proprio comune e di quelli limitrofi, limitandosi a pulire qua e là, in modo sommario e approssimativo, mantenendo di fatto un territorio di valore in gravi condizioni di degrado ambientale e amministrativo.
Salendo sul monte da via di Bruceto, verso il poligono militare Le Grepole, una discarica di eternit colpisce subito la mia attenzione. Qualche quintale di ondulato letale è stato scaricato a pochi metri dalle abitazioni. Non ditemi che è un materiale inerte, è un rifiuto speciale, con il tempo e gli agenti atmosferici si deteriora, spolvera e il vento fa il resto.
In via del Monticello, sotto i lecci, altri rifiuti si affacciano sul bordo della strada e così via, fino ai materassi e le lane artificiali scaricate sottomonte nei pressi della vecchia fornace, a cinquanta metri dell’isola ecologica della Geofor.
Arrivati al centro di raccolta, sotto le vecchie cave del Legnaio, ricettacolo di rottami e carcasse di mezzi da lavoro, il panorama non cambia. Lungo i bordi delle strade la schifezza non lascia spazio allo sguardo, dove si è tolto gli ingombranti rimane la sporcizia di piccola pezzatura, sacchi di plastica, bottiglie, lattine e paraurti di automobili. L’isola ecologica è un piazzale affollato di rifiuti e mal tenuto, come se la sua vocazione alla raccolta degli scarti fosse una buona ragione per lasciarlo in condizioni pietose. Il tutto si colloca all’interno di un’importante area di spaccio, le piane degli uliveti a ridosso della strada sono il nascondiglio perfetto per i venditori e, la notte, è tutto così distante dai centri abitati, da renderlo un luogo perfetto dove acquistare e consumare senza timore. Nel frattempo le case nei dintorni sono bersaglio di furti e il disturbo della quiete, causato dall’incessante via vai di macchine a gran velocità, dura fino all’alba.
Proseguendo verso la bonifica si attraversa il sottopasso autostradale, barricato al bordo della carreggiata con castelli di reti metalliche per impedire l’accesso ad ulteriori aree di “conferimento” abusivo dei rifiuti. Alla fine delle reti uno scarico di laterizi fa bella mostra di sé vicino ai bellissimi campi di girasole.
Dopo quattro chilometri di strada sterrata si arriva in prossimità del vecchio ponte sul Fossone. Prima del crollo, avvenuto a causa dell’inondazione del 2009, collegava velocemente il paese alla parte più profonda della bonifica e ai casotti da pesca che un tempo affollavano le rive del lago. Dopo undici anni di mancata ricostruzione, la conseguenza più evidente è quella di aver tagliato fuori dal controllo una porzione importante del territorio, ormai difficilmente accessibile e rifugio di ogni sorta di balordo e traffico illecito.
Ripercorro la via sterrata fino alla Fattoria di Vecchiano, tra divani, sfalci abbandonati, cartelli divelti e prostituzione, rientro in paese convinto che il turismo, seppure di prossimità, in quest’angolo di Toscana sia più un miraggio che una possibilità. Allo stesso tempo non riesco a togliermi dalla mente il pensiero dell’Estate Vecchianese appena conclusa: a fronte delle criticità appena descritte e per le quali si lamenta continuamente la mancanza di risorse, si è riusciti a trovare migliaia di euro per una serie di eventi culturali che pare abbia travolto tutta la cittadinanza. Tra sfilate, musica e recite teatrali, l’evento si è concluso in un commiato fotografico atipico: il Sindaco e Jo Squillo, con la mascherina Covid Style, tra i gabinetti, le piastrelle e le vasche idromassaggio, nello showroom dello sponsor dell’evento. E’ proprio vero, a Vecchiano oltre allo spaccio c’è di più.
Caro Diego io giro in bici e vedo molte brutture, qualcuna la fotografo e la mando a WOn di Vecchiano ma non fanno in tempo a toglierla che ne compaiono sempre di nuove. Siamo noi cittadini, ma io mi escludo, che non rispettiamo il nostro territorio. Lo stesso succede nei comuni limitrofi e la rimozione dei rifiuti è un problema importante per tutte le amministrazioni, di qualunque colore. Ti scrivo però perché con questo articolo segnali solo le brutte cose di un territorio che appare come in effetti non è dai la sponda a molte critiche ingiustificate. C’è anche molta bellezza, basta cercarla con la macchina fotografica. L’aspetto in un prossimo articolo.
Ciao Giancarlo, capisco il senso di quello che dici, ma non lo condivido. A Vecchiano si parla molto di tutte le cose belle e buone, anzi diciamo che si cerca di non parlare d’altro e di tacere spesso le criticità (come si fa un po’ dappertutto). Permetti quindi che qualcuno, stanco di amministrazioni così carenti per il decoro e la bellezza del territorio, decida di raccontare le cose come stanno. Continuare a giustificarsi guardando chi ha gli stessi problemi o chi addirittura sta peggio di noi, non è un atteggiamento sano. Fin da quando siamo piccoli, fin dalla scuola, nello sport e nell’educazione più in generale, ci viene insegnato a confrontarci con chi fa meglio di noi per crescere. Nella pratica amministrativa lo stesso atteggiamento diventa lo “scambio di buone pratiche”. Ti posso garantire, io che giro molto e non solo in bicicletta, che ci sono buoni esempi di gestione del territorio, anche nel nostro paese, e sono certo che tu lo sappia bene data l’esperienza.
Io non racconto un comune come una discarica, ma un tratto di paesaggio poco antropizzato e di grande valore naturalistico, del tutto abbandonato. Ho avuto la fortuna di conoscere quei luoghi sul finire della loro bellezza, e il dolore che provo nel vedere tutto questo è davvero grandissimo.
A differenza tua io non mi escludo dalle colpe perché pur non sporcando in prima persona, pur rispettando l’ambiente e segnalando le cose che non vanno, esercito attraverso il voto la mia piccola influenza e a quanto pare, insieme ad altri, senza risultati. E’ frustrante vedere che indipendentemente dal colore delle amministrazioni, come dici tu, le cose vadano esattamente in questo modo. Come è bello invece vedere altre realtà in cui, indipendentemente dal colore, si faccia attenzione al decoro e alla salvaguardia dell’ambiente.
E’ il senso civico a non avere colore politico Giancarlo, non la questione rifiuti, e laddove non si riesce a farlo diventare un tratto culturale (il senso civico), bisogna imporlo con leggi severe, con i controlli, e con tutti i mezzi a disposizione. La mia esperienza con l’ambiente e con i rifiuti, vissuta in prima linea nei territori davvero martoriati, mi suggerisce che il disinteresse delle istituzioni per il territorio, finisca inesorabilmente per produrre una popolazione disinteressata, che un ambiente malato ammali la popolazione e che il piangersi addosso non aiuti in alcun modo a migliorare le cose.
Per la bellezza c’è tempo, perché laddove è possibile scovarla, si trova sotto gli occhi di tutti e non rappresenta un problema. Bisogna invece concentrarsi sulle cose che non vanno affinché i benefici dell’ambiente (che io immagino nel mio idealismo come “un’infrastruttura” di salute pubblica) siano estesi a tutta la popolazione.
Magari un giorno capiterà di confrontarci di persona su questi temi e oltre a chiedermi di parlare anche delle cose belle, mi spiegherai, da ambientalista, quale sia in termini pratici il modo in cui tu vorresti intervenire affinché tutto questo trovi una soluzione definitiva.
Un caro saluto.